martedì 15 maggio 2012

16.95.2012 Jacopo _Auguri



16.05.2012 Caro bimbo mio solo due anni fa eri ancora in me pronto a cominciare ad esplorare il mondo. Mi ricordo ancora quando a fine Aprile mentre stesa sul letto guardavo la tv ti sentii e scrissi il mattino seguente l'incipit del libro di O.Fallaci « Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore » Sarei e saremmo stati felici insieme? Sicuramente sì perchè nonostante le difficoltà quotidiane, le delusioni, le preoccupazioni di un futuro incerto e senza luce.... Tu piccolo mio avresti ricolmato di gioia i nostri cuori e rasserenato con un semplice sorriso le nostre menti.
Rileggendo le righe del libro di Oriana Fallaci alcune frasi rimangono attuali e goffamente sono le medesime che uso in risposta ai tentativi maldestri di coloro che tentano di ricuorarmi della tua perdita ...
"Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra."
Ma tra tutte le frasi lette queste descrivono bene ciò che si racchiude nel mio cuore:
"Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti." 
Ed io non ho potuto avvalermi di tale diritto ... perchè Tu eri lì con me a pochi mesi dal nostro domani e a causa di medici non più dediti alla loro missione ma al profitto sei volato via tra le mie lacrime ed un cuore infranto ... che ancora adesso pulsa di dolore... perchè sì un dolore sordo e sempre presente che a volte mi arrabbiare anche con te angelo mio perchè..
"Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato. "
Ed oggi che avresti già camminato mano nella mano, che avresti già parlato le tue prime frasi e avresti pianto e riso ... tu non ci sei ...ed un vuoto rimane ancora in me.
Ti cercato tra le ore, i giorni ,settimane e mesi che da quel giorno che mi hai lasciato. Ho provato a credere nel miracolo...nella richiesta a colui che ti ha rubato... ma sono un essere umano, una donna che non riesce a credere in chi prima infierisce per poi aiutare... ho sempre creduto che prima si debba offrire la mano per poi se necessario difendersi. Ma sono solo una donna, con le sue paure e con le sue certezze.... fatta di terra, acqua, arie e fuoco. Sono un mamma che non può dire di esserlo ma che lo è stata. Sono una donnache non poteva sentirsi chiamare mamma dal suo bambino, ma che ora sente solo chiamarsi col suo nome, son una donna che voleva essere mamma .... ma che non lo è perchè il suo bambino non c'è.
Avresti 2 anni piccolo mio e ogni anno avresti potuto conoscere il mondo bello e brutto ,ma sopratutto mi avresti fatto conoscere ed imparare nuovi spazi, modi di amare anche i giorni bui e senza cuore.
Sono sicura che saresti riuscito a tenermi le manine sul mio cuore appoggiando il tuo capo per sentire il battito...che sentivo io in te. Piano piano mi avresti calmato le sofferenze e le paure del domani, perchè il domani eri Tu.
Auguri Jacopo se vedi le lacrime corrono sul mio viso , non badarci è ancora troppo doloroso non abbracciarti, ma voglio davvero sognare che tu possa crescere e vivere ancora in un altro spazio, forma e dimensione ... sebbene amore mio vorrei avere avuto io la gioia di vedere Te mio miracolo d' amore diventere stella e poi sole.
la tua mamma

(Jacopo born-dead 16.05.2010)

lunedì 23 gennaio 2012

NINA, NINA, PIPIN DI SCUNE

NINA, NINA, PIPIN DI SCUNE
Nina, nana, pipin di scune,
tò mari che ti a' fàt a' si cunsume;
nina,nana,pipìn di concje,
tò mari che ti à fàt à ti sta dongje;
nina,nana,pipin colone,
tò mari che ti à fàt no ti bandone.

Priette

Priette
Ûn fìggieu o l'ha accuggéito in riva a-o mâ
prïette colorae,
veddretti rotti,
legni, bruxae da-a sâ,
pe fâ, o dîva lë, unn-a çittae.

Ma o l'éa un angiëto
e allöa o l'ha faeto Zena.

E case, co-e prïette gianche e neigre;
creuze e montae, co-i tocchettin de mön;
e, co-i veddretti, i barcoin che o sö
o bruxa, in primma séia, in sciä collinn-a.

Vito E. Petrucci
Un bambino ha raccolto in riva al mare
pietruzze colorate,
pezzetti di vetro
pezzi di legno arsi dal sale,
per fare - diceva lui - una città.

Ma era un angioletto
e così ha fatto Genova.

Le case, con le pietruzze bianche e nere;
le viuzze e le salite coi pozzetti di mattone;
e coi pezzi di vetro le finestre che il sole
brucia, di prima sera, sulla collina
.